Sulle orme degli eroi

Il nostro ex alunno Filippo Dondè alla Maratona di Atene

Pindaro, poeta greco che cantò i vincitori nelle gare sportive dell’antico mondo ellenico, ritiene che l’atleta esprima un’idea aristocratica della vita che lo avvicina agli dei olimpici: la fatica dell’esercizio fisico, la tensione psicologica della competizione, il desiderio di non arrendersi mai rappresentano il desiderio di esprimere il meglio di sé, l’ariston, di darsi una meta esistenziale assai alta ma proprio per questo anche affascinante e stimolante. 

Ho premesso questa citazione per raccontare l’impresa del mio ex alunno Filippo Dondè, che ebbi la fortuna di avere come studente di liceo classico molti anni or sono: era il settembre del 2005 quando lo conobbi per la prima volta. Rivederlo ora con la fronte cinta di una corona aurea per aver primeggiato, lo scorso 14 novembre, nella Maratona di Atene, ha risvegliato i profondi ricordi che questo atleta bertoniano mi ha lasciato: desidero darvene una testimonianza affinchè il suo grande sforzo agonistico sia compreso meglio. 

Ancora oggi mi chiedo se in Filippo riviva davvero una parte dell’anima greca che ha prodotto, nel corso della storia, immortali monumenti di sapienza e di arte: quando era studente liceale, Filippo esprimeva un appassionato spirito critico e una non comune capacità di comprensione e interpretazione di testi latini e greci, producendo delle traduzioni così perfette e curate in ogni particolare da diventare delle vere e proprie piccole opere letterarie. L’antica lingua greca, non a caso definita “lingua geniale” per la sua infinita e affascinante ricchezza espressiva e per la sua complessità, gli sembrava famigliare, alla pari di quella italiana nella quale possedeva (e possiede tuttora) una raffinatissima capacità comunicativa. Filippo amava cimentarsi in simpatiche sfide anche con me, desiderava partecipare a concorsi e competizioni per dare soddisfazione all’animo agonistico che lo ha sempre caratterizzato: in tutto ciò che faceva egli esprimeva passione e voglia di mettersi in gioco. Questo è indubbiamente un elemento caratteriale profondamente ellenico: il critico Jacob Burckhardt, tra i massimi studiosi della classicità, ha giustamente definito l’uomo greco come uomo “agonale”, nel senso che la civiltà greca crede profondamente nella competizione, nel confronto dialettico, nella gara dei talenti e assai probabilmente è stato questo il motore che ha portato quel popolo a produrre l’immenso patrimonio culturale di cui siamo eredi. 

Ma Filippo non è mai stato un “topo di biblioteca” (e, con il senno di poi, non posso che felicitarmi di questo!): lo sport lo ha sempre stimolato alla pari, se non di più, della cultura classica. Dotato di buone caratteristiche fisiche e atletiche e soprattutto di grande determinazione, energia e capacità di sopportazione della fatica, egli ha praticato diverse discipline, dallo sci, al tennis, al calcio, per poi scoprire la passione per la corsa. Duro allenamento e profonda costanza si sono uniti in lui a una naturale predisposizione per l’agonismo nel senso ampio del termine, come precedentemente detto. Tra una versione di greco e una partita, mi ha sempre detto Filippo (deridendomi per la mia assoluta ignoranza sportiva e calcistica in particolare), non c’è molta differenza: si tratta di una sfida, di un risultato da raggiungere mettendoci mente e cuore.

Ecco perché non mi meravigliai quando, alcuni mesi fa, Filippo mi annunciò con orgoglio che avrebbe percorso correndo quei quaranta chilometri che, nel 490 a.C., i guerrieri greci vincitori nella battaglia di Maratona dovettero sostenere per portare ad Atene l’annuncio della vittoria. Non ci fu bisogno di molte parole: io capii all’istante che Filippo, gareggiando in una simile competizione, voleva compiere una gara anche con se stesso, per tornare all’antica fonte della sapienza greca di cui lui è sempre stato un testimone vivo. 

Ed è così che lo scorso 14 novembre il nostro ex alunno ha calcato la nobile strada che da Maratona conduce ad Atene, raggiungendo l’agognata meta in uno stadio Panathinaiko pieno di pubblico e addobbato a festa: Filippo si è classificato in altissima posizione, ottenendo soddisfazione sportiva per i grandi sacrifici che lo hanno condotto a questa ambita gara atletica.

A me, suo ex insegnante, resterà sempre vivo il messaggio da lui inviatomi dalla capitale greca, a corsa conclusa: “avevo le gambe completamente distrutte però ho pensato a cosa significasse essere qua e sono davvero convinto che buona parte del fascino di questo posto sia dovuto ai tuoi insegnamenti”.

Filippo, molto modesto malgrado il suo spirito competitivo, mi attribuisce meriti che non ho; io mi limito a ripetere che in lui vive un’anima greca, lo spirito del kalòs kai agathòs (del bello e del buono).

Prof. Gabriele Ragogna