L’uomo della “e”

A tu per tu con Mauro Ferrari

Emozionante l’incontro umano e culturale che Mauro Ferrari ha donato ai nostri liceali il 19 maggio: due ore fitte hanno visto i ragazzi letteralmente catturati e sedotti dall’eloquio magmatico e accattivante del grande scienziato e sicuramente l’incontro sarebbe potuto proseguire ancora, se non fosse dipeso dagli impegni del relatore. A questo punto, dovrebbe seguire la solita prassi dell’articolo di cronaca che descrive i contenuti di ciò che è stato discusso e delle domande poste dal pubblico.

Per capire la ricchezza che Mauro Ferrari ci ha trasmesso, questo sarebbe però riduttivo. Elencare e riassumere i punti salienti della sua conversazione depista il lettore dal comprendere la piena interezza di questo splendido incontro: Ferrari ha portato tutto se stesso di fronte ai ragazzi, ha donato cuore, intelligenza, sentimenti, esperienze, simpatia, umanità. E il quadro che ne è emerso annulla tutti gli stereotipi che potremmo immaginarci su un uomo di scienza e di grande successo nella vita qual è appunto Mauro Ferrari.

Al modello della persona di cultura chiusa in un suo mondo ovattato e distante dal sentire della gente comune, Mauro oppone invece il saper essere amico di tutti, il saper trasmettere concetti anche complessi come la nanomedicina in parole semplici accessibili a chiunque: indubbiamente un grande e raro valore l’essere in grado di comunicare in modo preciso ma semplice e nitido i contenuti più alti. Anche in questo il nostro ospite ha rivelato la parte più sincera di sé, l’obiettivo della sua straordinaria avventura, ovvero il mettersi a servizio di chi ha bisogno. Il segreto della ricerca scientifica, di ogni sforzo, il fine della vita è, secondo Mauro Ferrari uomo di scienza e di fede, trovare sempre un modo per reagire al dolore, elargendo doni di bene che, nel suo caso, significano soprattutto sofisticate tecniche mediche e farmacologiche per sconfiggere anche le forme più letali di cancro.

Sfida facile? Tutt’altro: anche l’illustre scienziato friulano ora trapiantato negli Stati Uniti ha conosciuto insuccessi e ha collezionato, come lui stesso simpaticamente ha detto, alcune figure di M…auro. Non c’è vergogna nell’ammettere i propri errori e nel saper confessare fallimenti e delusioni: è dal modo con cui si sa reagire di fronte a una sconfitta che si riconosce la grandezza di una persona, esattamente come nello sport. A proposito di sport: dopo aver praticato da ragazzo il calcio, per lunghi anni il nostro Ferrari si è dedicato alla pallacanestro, arrivando a giocare in categorie di massimo livello e sognando persino di divenire un domani un cestista professionistico; un grave incidente stradale spezzò tuttavia questa ambizione, aprendogli la strada (seppur inaspettatamente) ad altri settori, che sono poi diventati quelli per cui Mauro si è affermato come uno dei maggiori uomini di ricerca scientifica di questo tempo. La voglia di muoversi, di bere pienamente alla fonte della vita non si è però arrestata, infatti ancora oggi, pur passati i sessant’anni, Ferrari vanta un fisico atletico che gli consente di cimentarsi ogni anno nella maratona degli Appennini, una traversata di corsa ininterrotta da Firenze a Faenza, da far invidia a un giovane!

Il suo correre, il suo essere uomo dinamico mai fermo, che dorme poco e concede ancor meno al riposo e alla vacanza, è metafora della vita stessa di Ferrari: l’esistenza è un’avventura, un cammino stupendo e irripetibile che, anche quando sia irto di ostacoli o di buche pericolose, vale la pena attraversare, sapendo cristianamente non solo accettare il dolore, ma anche dandogli un senso, che, come detto, per Mauro è mettersi al servizio del prossimo e creare occasioni di vita persino dalla morte. A tal proposito, il nostro ospite ha raccontato, con grande dote di narratore quasi stesse descrivendo una fiaba, la vicenda che ha segnato la sua vita. Poco dopo la maturità classica, giovanissimo studente universitario di matematica egli conobbe per caso la dolce e bella Maria Luisa: fu amore a prima vista, convolato dopo pochi mesi a nozze (un matrimonio “rocambolesco”: Ferrari ricopriva una supplenza al liceo Marinelli di Udine e, per gli impegni di insegnamento, dovette recarsi a celebrare il suo matrimonio in fretta e furia, tra un’ora di lezione e l’altra). Il lavoro e la ricerca portarono quindi la giovane coppia negli Stati Uniti, nacquero due figlie e tutto sembrava procedere in modo idilliaco, quando in Maria Luisa iniziarono a manifestarsi dei dolori fisici che, tragicamente, si rivelarono segni premonitori di un devastante cancro che la strappò agli affetti a poco più di trent’anni. Innegabile e forte la commozione del pubblico nel sentire questa testimonianza così teneramente umana. L’esperienza della malattia e della morte di Maria Luisa hanno convinto Ferrari di dover impegnare ogni sua energia nello studio per sconfiggere questo subdolo male: matematica, ingegneria civile e medicina hanno così formato una mente poliedrica che ha aperto la strada alla ricerca sull’applicazione in chiave farmacologica delle nanoparticelle, in grado di veicolare e indirizzare con alta precisione le sostanze curative all’interno del nostro corpo, colpendo il bersaglio e raggiungendo l’efficacia terapeutica voluta.

La qualità degli studi condotti da Ferrari gli hanno conferito prestigiosissimi incarichi, di docente universitario a Washington e Berkeley, di amministratore delegato di un mega ospedale statunitense con 27.000 dipendenti, di presidente del Consiglio europeo delle ricerche, spingendolo anche a un ulteriore passo: per non consentire che le idee morissero sui libri, Mauro ha fondato, avvalendosi di generose donazioni internazionali, un’industria farmaceutica che ha permesso di tradurre in pratica e in cure concrete a sostegno dei malati i sogni di tanti scienziati come lui, scienziati che Ferrari si impegna a sostenere e incoraggiare investendo tantissimo nei giovani.

Ma non è finita qua: Mauro è anche scrittore (a scopo di beneficenza), autore di molti libri tra i quali l’ultimo fresco di stampa “Infinitamente piccolo, infinitamente grande”, musicista, cantante, produttore cinematografico e molto altro ancora, prima di tutto persona umanamente ricca e piena. Il suo segreto, a parte le poche ore concesse al sonno? Probabilmente tutto sta nel saper essere, come egli ha detto, un uomo della “e” anziché della “o”: molte volte si ripete che dobbiamo scegliere se dedicarci, per esempio, allo studio o allo sport, se puntare alla concretezza o ai sogni, se badare in primis a noi o agli altri. Mauro Ferrari è invece persona della “e”: il forte invito che ha rivolto ai ragazzi che lo hanno ascoltato è stato quello di non rinunciare mai ai propri desideri, agli ideali, alle passioni, sapendo unire tante cose assieme, lasciandosi anche trasportare dalla vita così piena di imprevisti ma sempre con la voglia di correre senza fermarsi mai.

Prof. Gabriele Ragogna