I martedì del Consiglio di Direzione e la comunità bertoniana
Martedì, 27 ottobre 2020
Vuoto culturale, ragazzi demotivati e spaventati riguardo il proprio futuro e insegnanti chiamati ad essere un punto fermo nella vita dei propri studenti anche quando a non essere sicura è la stessa professione del docente: la scuola è un cane che si morde la coda?
L’insulto nutre il vuoto culturale di Corrado Augias (Repubblica, 16 ottobre 2020)
Capita ancora, per fortuna, che qualche cittadino non si limiti a scorrere distrattamente i quotidiani, ma prenda carta e penna e commenti qualche articolo.
Succede a Corrado Augias che, a seguito di un suo pezzo sullo scadimento culturale contemporaneo apparso su Repubblica, viene invitato a fare e cognomi di chi ospita il vuoto.
Il lettore, dal canto suo, ha già un’idea e la palesa senza giri di parole: l’informazione cerca solo l’audience e, dunque, conduttori, opinionisti e giornalisti prestano il fianco a eventi ed ospiti da idee, pensieri, look e strafalcioni vuoti.
Augias non può che sottoscrivere affermando che, per esempio, la TV si nutre principalmente di commenti vacui espressi con vigore polemico eccessivo o fuori luogo, ma spinge il lettore a riflettere sul fatto che le ragioni del vuoto sono molto più profonde.
Il giornalista ne prende in considerazione due: l’isterilimento del linguaggio (esiguo vocabolario, uso approssimativo o distorto delle parole, locuzioni malamente ricavate da un inglese orecchiato) e il ricorso all’ingiuria (il dilagare delle invettive che hanno sostituito la confutazione ragionata).
Non serve scomodare Ludwig Wittgenstein per capire che cultura e linguaggio camminano di pari passo ( i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo): basta accendere la tv.
Studenti sfiduciati, tocca agli insegnanti motivarli di Enrico Lenzi (Avvenire, 23 aprile 2017)
È un articolo datato, ma che sottolinea un dato terribilmente attuale: i giovani sono preoccupati che quanto appreso a scuola sia spendibile nel mondo del lavoro.
È il professor Pierpaolo Triani, docente di Didattica generale e pedagogia speciale all’Università Cattolica di Milano che lancia l’allarme: i giovani esprimono un giudizio positivo sulla scuola nel campo relazionale sia con i compagni con i docenti, poi però, chiamati a esprimere un voto sulla fiducia riservata a scuola e università, siamo sul crinale della sufficienza, neppure piena.
Ed è a questo punto che deve scendere in campo il docente in qualità di mediatore, accompagnatore e motivatore dei propri studenti.
Sì, il docente deve essere in grado di accompagnamento e mediazione tra i saperi da trasmettere e il mondo reale ed è un cammino che parte con la scuola dell’infanzia e arriva sino all’università: è questa, in fondo, la sfida più grande della scuola di oggi.
Il parcheggio di Alessandro D’Avenia (Corriere della Sera, 19 ottobre 2020)
D’Avenia raccoglie e offre alcune testimonianze dei tanti docenti precari, gli invisibili del mondo della scuola, quelli che si spendono senza riserve e ogni anno ricominciano tutto da capo (nuove città , nuove scuole, nuovi sistemi, nuove classi), e la voce di quegli studenti che, senza una continuità didattica, hanno cambiato anche quattro professori di italiano, quattro di greco e sei di latino in cinque anni di liceo classico.
Il pensiero dello scrittore, professore anch’egli, è disarmante: le cose vanno così da anni e, con il nostro silenzio, spesso siamo stati complici; non abbiamo voluto la scuola ma un parcheggio, non docenti ma parcheggiatori a ore.
A martedì prossimo!
don Pasquale Cavallo
Fratel Adriano Baldo
prof. Gabriele Ragogna
prof.ssa Antonella De Bortoli
prof. Max Fassetta
prof.ssa Giovanna Zanella
prof.ssa Maria Simonini