I martedì della Direzione 20/10/2020

I martedì del Consiglio di Direzione e la comunità bertoniana

La Letteratura educa al Bello, al Vero e al Giusto.

Fa emergere  i grandi temi di riflessione sulla persona, sulla vita e sul trascendente.

Forma persone curiose e sensibili di mente e di cuore.

Sostiene e incoraggia i ragazzi alla libera espressione di se stessi e del proprio pensiero. 

Li educa a confrontarsi e a rispettare sensibilità diverse dalla propria.                                                    (In Curriculum verticale – Lettere, Licei Bertoni)

A che cosa «serve» la letteratura? di Antonio Spadaro (Elledici,  2001)

La letteratura non è certo un mero strumento utilizzabile, una cosa che si ha a disposizione e lo sa bene Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, che in questo articolo legge in una domanda apparentemente ingenua (a cosa serve la letteratura, appunto) un gran bisogno di comprendere quanto abbia a che fare essa con l’Uomo tout court.

Partendo dal presupposto che ogni poesia, ogni racconto, ogni romanzo è un atto critico nei confronti della vita, il gesuita afferma senza esitazione che la letteratura è un evento umano, ciò che avviene nella vita degli uomini, perché riguarda la vita e molto può  fare per essa. È capace di dire la nostra presenza nel mondo ed è anche uno strumento ottico capace di cogliere significati e tensioni del nostro esistere. 

La letteratura può essere definita, in buona sostanza, un habitat  e come tale non può non fare i conti anche con la nostra spiritualità. 

Lo scrittore Steiner affermava che ogni buona arte, ogni buona letteratura inizia nell’immanenza. È compito e privilegio dell’impresa estetica vivificare il continuum tra temporalità ed eternità, tra materia e spirito, tra l’uomo e l’altro. La poesia, la musica, l’arte: come possono non esistere? Come agiscono su di noi e come interpretiamo la loro azione? Queste, in fondo, sono domande teologiche e forse, allora, la letteratura possiede soprattutto un valore salvifico: salva la vita dall’incomprensibilità.

Respirare meglio di Alessandro D’Avenia (Corriere della Sera, 12 ottobre 2020)

E dalla motivazione con la quale gli accademici svedesi hanno assegnato il Nobel per la letteratura alla poetessa americana Louise Glück – “La sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza” – che prende le mosse il pezzo di Alessandro D’Avenia: cosa significa  che una vita è universale ?

Universo è ciò le cui parti sono legate in unità: tutte le cose respirano insieme in armonia. La poesia intercetta questo respiro che unifica la vita dispersa in migliaia di frammenti. Per i poeti la vita si fonda sulla Vita, la prima è un soffio breve, la seconda un respiro inesauribile, al quale attingere quando ci manca l’ossigeno. Dei poeti diciamo infatti che sono ispirati perché ci donano respiro. 

E noi? Siamo ancora capaci di inspirare forte quando arriviamo in riva al mare o in cima una montagna per trasformare in respiro la bellezza là fuori? 

D’Avenia chiede ai suoi studenti di fermare con semplici appunti tutti questi momenti di ispirazione e poi di legarli per costruire versi, per tramutare l’ispirazione in eternità. 

L’invito è a promuovere la poesia, a cogliere la grande opportunità che ci offre di riscoprire noi stessi, di assaporarla come l’acqua di un pozzo a cui attingere sempre e di insegnare ai ragazzi a coltivarla fino a non poterne più fare a meno, come il respiro. 

Mattoni per la resistenza di Alessandro D’Avenia (Corriere della Sera, 5 ottobre 2020)

I Promessi Sposi e l’Eneide, Manzoni e Virgilio, la Provvidenza e il Fato: vivere il proprio destino nelle ipotesi narrative ci prepara, ci allena, smorza la paura, ci consola e ci ricorda che la vita e la somma di un “dato di fatto” che non scegliamo e un “dato da compiere” che dipende dalle nostre scelte.

Ne è convinto D’Avenia che ci suggerisce di proporre senza esitazione ai nostri quindicenni la storia di Enea, Renzo e Lucia perché scoprano anzitempo che possono resistere solo se imparano a esistere sostenuti  dall’amore, magari per la famiglia come Enea, o per Dio come Renzo e Lucia.

Proponiamo ai nostri ragazzi i classici perché essi sopravvivono alla prova del tempo e  insegnano a non cedere alle lusinghe di effimeri miraggi di cui è così ricca la nostra società: prendere in mano un classico è sì prendere un mattone… ma per la r-esistenza.          

A martedì prossimo!                                  

 

                                      don Pasquale Cavallo

                   Fratel Adriano Baldo

prof. Gabriele Ragogna

prof.ssa Antonella De Bortoli

                                                                                 prof. Max Fassetta 

                                                                                 prof.ssa Giovanna Zanella

                                                                                 prof.ssa Maria Simonini