I martedì del Consiglio di Direzione e la comunità bertoniana
(Ordine del giorno: Parte prima (gestione del quotidiano con uno sguardo verso il futuro) – 1. Dad: le nostre lezioni di prossimità/vicinanza 2. Incontro con i neo-eletti rappresentanti dei genitori degli studenti: riflessione sulla scuola di oggi (iniziative). Parte seconda (formazione) – 5. Rassegna stampa: aggiornamento permanente della comunità bertoniana).
La scuola cambia e deve farlo perché i primi a non essere quelli di un tempo sono proprio i ragazzi. E noi, genitori, insegnanti, educatori ne siamo consapevoli o continuiamo a rifugiarci in una ipotetica Età dell’oro?
Quanto conosciamo i nostri figli e i nostri studenti, quanto siamo capaci di intercettare i loro bisogni e, soprattutto, siamo ancora in grado di educarli nel senso più pieno del termine?
«Si doveva fare di più e meglio» di Paolo Ferrario (Avvenire, 8 novembre 2020);
Errori e occasioni perdute del lockdown durato l’intero secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico, tutti in fila impietosamente davanti ai nostri occhi: non si fa cogliere impreparato Giuseppe Bertagna, pedagogista dell’Università di Bergamo e autore del volume La scuola al tempo del Covid. Tra spazio di esperienza e orizzonti d’attesa (Edizioni Studium, 2020) intervistato da Paolo Ferrario.
Il giornalista pone quattro domande secche e altrettanto dirette sono le risposte:
1. Che cosa è stato sbagliato?
Bertagna mette sotto accusa la cattiva gestione del personale, la mancata preparazione di un piano di trasporti pubblici, l’incapacità ad intervenire sul rafforzamento immediato delle infrastrutture digitali e, su tutto, l’errore di aver voluto affrontare e risolvere problemi nuovi e straordinari con le stesse procedure e soluzioni che avevano già fallito con quelli vecchi ordinari (vedi la vicenda dei banchi).
2. Quali conseguenze avrà questa nuova chiusura sul presente e sul futuro dei nostri ragazzi?
Bertagna mette in guardia: l’emergenza sanitaria, come quella economica, sono infatti paradossalmente meno gravi di quella pedagogica perché questa avrà effetti di molto più lungo periodo. È un fenomeno che si rivelerà più pericoloso del virus nascosto per ora sotto il tappeto della Dad.
3. Che cosa deve cambiare in queste settimane per far sì che le scuole possano continuare in sicurezza?
Quando un treno è in corsa non solo non si può scendere, ma anche non si possono più modificare la forma delle carrozze, le rotaie e, soprattutto, la destinazione: nella situazione in cui siamo ciò che si può fare subito è diffondere almeno la consapevolezza che fare a distanza la stessa scuola che si è fatta in presenza, se seda le ansie degli adulti, danneggia soprattutto la qualità della formazione degli studenti, aumentando i loro disagi e le loro già intollerabili disuguaglianze formative.
4. Come sta rispondendo la scuola questa nuova sfida è come la sta cambiando? In meglio o in peggio?
Bertagna è molto chiaro: riconosce le buone intenzioni personali che in genere hanno i docenti, ma sottolinea che il rischio è che il personale della scuola si sottoponga ad uno sforzo enorme per poter continuare a fare ciò che ha sempre fatto, senza comprendere che è giunto il momento di raccogliere la sfida di paradigmi culturali, organizzativi ed educativi finora respinti.
«Cosa vuoi mangiare, caro? » Le follie educative Contemporanee di Armando Mattei (Il nuovo bambino immaginario, Rubettino Editore, 2020, 37-52);
La contemporaneità ha partorito il bambino immaginario, il frutto dell’idolatria della giovinezza del mondo adulto ormai incapace di una sana relazione con i propri figli. Questo è il tempo dell’adulto di bassa statura.
1. Edipo rovesciato
Cibo, giocattoli, vestiti, eventi musicali, cene con gli amichetti, cellulari, visioni di cartoni animati: è solo una minima parte del prostrarsi dei genitori alle richieste del figlio. C’è un che di attivo nella sottomissione genitoriale che merita di essere approfondito.
L’attenta analisi di Armando Mattei prende le mosse dal fatto che l’adulto, incapace di reggere la fatica psicologica di un corretto processo educativo, considera il proprio bambino come un adulto di piccola taglia, un suo pari, un possibile alleato e partner d’amore, instaurando con lui una relazione di tipo paritario, senza filtri, senza riserve e senza tabù. Dimenticando che i reali bisogni evolutivi di un bambino contano su un adulto asimmetrico e non paritetico, il genitore contemporaneo ha deciso che i desideri dei figli (sacrosanti, ma che il bambino stesso crescendo deve imparare a riconoscere, gestire e soddisfare gradualmente) vengano a galla, spesso vengano anticipati, per esaudirli uno ad uno.
Mattei ne è convinto: siamo davanti ad un vero e proprio gioco di seduzione che consiste nel portare accanto a sé, nella sfera del proprio sé, il nuovo venuto al mondo e ciò è l’esatto contrario di ogni processo educativo che mira, invece, all’uscita del piccolo della sfera di dipendenza dall’adulto.
La cifra della cura educativa parentale è la presenza dell’alterità che stimola il lavoro del genitore sul figlio e mette quest’ultimo costantemente alla prova: volere il bene del figlio comporta, infatti, anche la capacità di dire di no, di non risparmiare le giuste frustrazioni, di allenarsi al rinvio, all’attesa e alla noia, di lasciarsi persino odiare quando è in gioco la buona vita del figlio.
Sì, questo è il tempo dell’adulto di bassa statura, adulto ma giovane, avanti con gli anni ma bambino, capace sicuramente di volere bene al figlio ma spesso incapace di volere il bene del figlio.
2. La trappola del figlio felice
Il desiderio di avere un figlio felice: questo è quanto i genitori dichiarano alla dogana extrafamiliare, sociale e religiosa del loro impegno educativo. E ci si potrebbe giustamente chiedere: non è proprio questo ciò che ogni genitore dovrebbe desiderare? Dove starebbe allora il problema?
Il problema sta nel fatto che per il genitore contemporaneo la ricerca della felicità non ha le vesti di un faticoso accompagnamento affinché il figlio possa decidere da sé come essere felice e questo perché la felicità ha piuttosto a che fare con quella leggerezza e quella giovinezza del vivere che sono ormai diventate per l’adulto il principale punto di misura della qualità umana dell’essere al mondo.
Per il genitore contemporaneo la felicità è assenza di frizione con il reale, assenza di responsabilità, assenza di fatica, assenza di noia, assenza di attesa, assenza di elaborazione interiore, assenza di sofferenza, assenza di ritardi, assenza della stessa assenza.
Sì, la contemporaneità ha partorito il bambino immaginario, il frutto dell’idolatria della giovinezza del mondo adulto, quel mondo in cui l’adulto, l’eterno giovane appunto, non solo ha bisogno di un bambino compiutamente adulto e divino per sopravvivere, ma più radicalmente ha bisogno di un bambino che resti eternamente figlio.
3. L’interrogativo
Sotto queste condizioni, come potrebbe accadere quell’auspicato ripristino del patto educativo globale di cui parla Papa Francesco? Prima di rispondere a un tale interrogativo, è bene soffermarsi su un’altra domanda: cosa accade a questo punto, a tutti quegli spazi extrafamiliari – la scuola, lo sport, il catechismo – che la nostra tradizione indica come complementari per una compiuta educazione dei nostri cuccioli, la quale sempre consiste, nella loro autonomizzazione dallo spazio familiare?
A martedì prossimo!
don Pasquale Cavallo
Fratel Adriano Baldo
prof. Gabriele Ragogna
prof.ssa Antonella De Bortoli
prof. Max Fassetta
prof.ssa Giovanna Zanella
prof.ssa Maria Simonini