I martedì della Direzione 10/11/2020

I martedì del Consiglio di Direzione e la comunità bertoniana

(Ordine del giorno: Parte prima (gestione del quotidiano con uno sguardo verso il futuro) – 1. Organizzazione della Didattica di vicinanza 2. Scuole aperte sempre: gli studenti protagonisti della promozione del nostro Istituto 3. I giornalisti digitali di oggi e di domani: i nostri studenti e le abilità comunicative digitali 4. Il verde a scuola: piantare alberi in un tempo sospeso come segno di speranza e fiducia nella vita. Parte seconda (formazione) – 5. Rassegna stampa: aggiornamento permanente della comunità bertoniana).

Un anno in compagnia di Dante è il titolo del progetto avviato quest’anno in tutti gli ordini di scuola del nostro Istituto. Abbiamo accolto con gioia l’iniziativa proposta dal Governo di istituzionalizzare il ricordo del Sommo del poeta, ma non ci accontentiamo di un giorno: l’onestà intellettuale, lo sguardo attento e profetico sui segni dei tempi, l’esemplare capacità comunicativa di Dante non solo sono sempre attuali, ma addirittura urgenti in un tempo buio come il nostro.

Abbiamo sete di luce che illumini i nostri cuori e le nostre menti.

 

Se la Divina Commedia è un modello “attuale” di laicità cristiana di Gabriella M. Di Paola Dollorenzo (Avvenire, 31 ottobre 2020)

L’omicidio del professore francese Samuel Paty, compiuto per mano del diciottenne, rifugiato ceceno, Abdullakh Anzorov e i successivi fatti di sangue avvenuti a Nizza ci inducono a riflessioni non procrastinabili sull’incontro e/o scontro tra la cultura occidentale, sia atea che cristiana, e il mondo culturale islamico. Prende le mosse dai recenti tristi fatti di cronaca la riflessione dell’editorialista che ci consegna una puntuale analisi sulla formazione filosofica di Dante (saldamente ancorata anche a quella greco-araba) modello del laico cristiano, assolutamente  proponibile nella nostra modernità.

Dante percepisce il “confronto di idee“ attraverso il metodo del filosofo arabo Averroè:  filosofia e teologia vanno sempre in parallelo; i diritti e i confini dell’intelletto umano sono indagati dalla filosofia, mentre alla teologia spetta il compito di interpretare il Corano.

Per comprendere cosa significhi per Dante l’incontro-scontro tra l’Islam e il Cristianesimo, la professoressa Di Paola Dollorenzo si sofferma su due passaggi chiave della Commedia: l’incontro con Maometto (Inferno, XXVIII, 22-63) e quello con Sigieri di Brabante (Paradiso, X, 133-138), una prospettiva che vede sullo sfondo la missione in Oriente di san Francesco («E poi che, per la sete di martiro, / ne la presenza del Soldan superba / predicò Cristo e li altri che seguiro», Paradiso, XI, 100-102).

Per Dante la colpa di Maometto è storica non teologica (se così fosse egli si troverebbe tra gli eretici), mentre Sigieri di Brabante, il più importante pensatore della corrente averroista del XII secolo, si trova al polo opposto nel cielo del Sole, tra gli spiriti sapienti a fianco di Tommaso d’Aquino che tanto lo aveva avversato.

Ne è convinta la professoressa: Dante ci suggerisce un metodo di lavoro che prende le mosse da uno status intellettuale e morale, definibile come profetismo, di una militanza all’interno della Chiesa che, pur difendendo la splendida ortodossia di Tommaso d’Aquino, si apre alle mille strade e alle mille ricerche che conducono a Dio, anche a quelle in cui Dio si chiama Allah e questa riteniamo che sia la laicità cristiana.

Qualcuno lo aveva già capito e testimoniato con il proprio agire: Giorgio La Pira, Adriano Olivetti e Aldo Moro. È necessario oggi, più che mai, accostarci e bere a queste fonti.

 

Ulisse e il vero volto della conoscenza che si rivela in Dio di Giuliano Vigini (Avvenire, 30 ottobre 2020)

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza  (Inf, XXVI, 118-120).

Per Vigini il concetto di conoscenza è uno dei tanti che fa da perno al messaggio della Divina Commedia, quella conoscenza che diventa vera e feconda nella misura in cui si innesta in una vita moralmente degna e che fa ogni sforzo per tendere verso l’alto: se Ulisse, infatti, si perde travolto dal suo insaziabile desiderio di scoperta, Dante conosce i limiti che non può superare e sa qual è la strada giusta per ritornare alla meta smarrita.

Dante non è solo saggio, ma anche umile: nessuno si salva da solo. Nel cammino della conoscenza anche lui deve essere aiutato da guide sicure a discernere le cose che contano.

Per entrare in una realtà inebriante dove tutto è luce perché tutto vive in Dio è necessario prima camminare nella miseria della vita dell’uomo sulla terra: questa è  la sintesi della Commedia proposta da Vigini, un cammino di vita e conoscenza che ci deve portare all’approdo in Paradiso dove il <fasti non foste> assume la sua pienezza di significato. L’abisso è diventato la cima, l’infelicità è diventata la beatitudine.         

 

Il Dante di Barbero è un’opera aperta di Franco Cardini (Avvenire, 31 ottobre 2020)

Alessandro Barbero e Franco Cardini: due giganti a confronto. Non si preparano al duello ma camminano a fianco: Cardini legge, commenta e promuove l’ultima fatica del collega (Dante, edito da Laterza).

Afferma, infatti: il fatto che come studioso egli possa trascorrere tranquillamente dall’antichità romana fino alla battaglia di Caporetto e all’impresa fiumana del D’Annunzio non deve trarre in inganno. Barbero, che crede profondamente nella buona volgarizzazione anche come servizio civico e ne ha fornito prove molteplici, è un analista attento e un cultore erudito delle ricerche di prima mano.

Qual è, dunque, la novità del Dante di Barbero, un testo che non intimidisce il lettore magari poco uso ai grossi temi scritti da accademici? Quello di proporre un’opera aperta che pone interrogativi, propone chiavi di possibili soluzioni, dischiude orizzonti prima impensati, ma lascia al lettore l’onere della risposta perché, insiste Cardini, il Dante-enigma esiste: qualcosa del Sommo poeta ancora ci sfugge e ardua è la materia del suo capolavoro.

Qualcuno ha detto che si fa presto a immaginar l’Inferno: basta guardarsi dentro. Basterebbe replicare che, per farlo, bisogna averne il coraggio: e non ce l’ha quasi nessuno. Qualcun altro ha osservato che è incredibile come Dante riesca, lui uomo del Due–Trecento, a gettare sull’immensità dei cieli uno sguardo che sembra partire dall’oblò di un’astronave: un’esperienza che egli avrebbe potuto avere solo durante una visione, magari mistica.

E allora, chi era davvero Dante Alighieri?

Accogliamo l’invito di Cardini a leggere la proposta di Barbero che si interroga e ci interroga, un testo che fa crescere.

A martedì prossimo!

                                                                                 

                                      don Pasquale Cavallo

                   Fratel Adriano Baldo

prof. Gabriele Ragogna

prof.ssa Antonella De Bortoli

                                                                                 prof. Max Fassetta 

                                                                                 prof.ssa Giovanna Zanella

                                                                                 prof.ssa Maria Simonini