“La lingua geniale”: così Andrea Marcolongo definisce, in un suo fortunato libro, il greco. Se egli abbia espresso un giudizio obiettivo condivisibile o solo dettato dalla passione, non è argomento che interessi più di tanto: certamente, chiunque abbia avuto la fortuna di conoscere a fondo e di amare e di comprendere dal di dentro la lingua greca (ovvero qualcosa di abbastanza diverso da quello che il metodo didattico mnemonico e grammaticista faceva) ha vissuto molte volte l’esperienza di un lunghissimo viaggio interiore che gli ha fatto scoprire un mondo dentro di sé in gran parte inesplorato e, il che è ancora più affascinante, mai pienamente definito e definibile. Perché il fascino autentico e arcano del greco antico sta proprio nel suo carattere “aoristico”: approcciarsi alla realtà e alla vita in tutti i suoi aspetti senza la pretesa di squadrarla in rigide strutture, in schemi netti, bensì creando un’infinita rete di simboli e di sfumature di significato. Le parole più importanti del greco, per esempio, non hanno mai un solo e unico valore: esse esprimono semmai un concetto, un’area semantica, un modo di vedere il mondo; al contempo, laddove il latino, l’italiano e quasi tutte le altre lingue hanno un nome solo per definire un concetto, il greco ne possiede invece numerosi poiché ritiene che un’idea così ampia e complessa non possa essere racchiusa geometricamente dentro un’unica parola. Il latino stesso, pur appartenendo alla civiltà classica, non dispone sicuramente di questa ricchezza e del medesimo fascino: la lingua degli antichi Romani ne rispecchia infatti la mentalità pragmatica e concreta, che eccelse nell’arte di governare, di costruire e di fare la guerra, ma non raggiunse mai i vertici del pensiero e della creatività che invece il mondo ellenico ha rappresentato. Il greco, potrei sintetizzare, ti invita alla scoperta del mondo, ti fa navigare (con tutte le volute accezioni moderne del termine) dentro di esso, ti pone domande; non vuole darti una risposta univoca e semplicistica. Da qui anche l’idea (in gran parte errata e facilmente confutabile) del greco come lingua “difficile”, quando semmai essa ti aiuta a ragionare e ti fa capire il funzionamento, in sé chiaro e semplice e aggiungo anche divertente, di ogni lingua così come di ogni altra espressione dell’intelligenza umana. Non è certamente un caso che in greco “lingua” e “intelligenza” si dicano allo stesso modo: logos.
Quest’anno, in occasione della Giornata mondiale della lingua e della cultura ellenica 2023, abbiamo voluto offrire spazio ai nostri studenti del liceo classico, i quali hanno desiderato lasciare una testimonianza sintetica ma efficace del che cosa li abbia più affascinati del mondo ellenico di cui essi sono giovani esploratori.
Prof. Gabriele Ragogna