Commemorazione del Milite Ignoto

Lo scorso giovedì 4 novembre, il Comune di Pavia di Udine ha organizzato un evento rivolto agli adolescenti che, presso l’ex scuola elementare “A. Manzoni” o da remoto, hanno potuto lasciarsi guidare in un viaggio nel passato dalla penna della nostra studentessa Sofia Macoratti (prima Liceo Classico) e dalle parole della professoressa Antonella De Bortoli. 

Fare Storia – ha esordito la docente – è sempre un incontro con volti di persone che hanno amato, sofferto, agito, scelto, vissuto, lasciando impresse le orme del loro passaggio nel mondo. Volti sicuramente imponenti di coloro che hanno avuto un ruolo determinante nel corso degli eventi ma soprattutto volti di donne e uomini che nella trama della quotidianità hanno dato corpo a quegli stessi eventi, ma che poi sono stati sepolti e dimenticati. 

Commemorare la traslazione del Milite Ignoto, avvenuta cent’anni fa, il 4 novembre del 1921, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma, significa non solo tener viva la memoria del nostro passato, ma anche dare voce alle speranze ed alle sofferenze di chi nel fango gelido delle trincee, mentre attorno si consumava un’inutile strage, si è aggrappato con forza alla speranza cucita in una foto sulla divisa e di coloro che da quei fossati non hanno più fatto ritorno. 

E così, dopo il quadro semplice e preciso degli eventi che hanno causato la Grande Guerra fornito dalla professoressa,  Sofia ha provato ad immedesimarsi e a dare voce ad uno di quei soldati – quasi suoi coetanei – a cui la vita è stata precocemente strappata in una montagna o pianura d’Europa. 

La nostra studentessa ha letto con trasporto e commozione i passaggi più toccanti delle lettere scritte da un ragazzo, costretto al fronte, alla madre che a casa si è consumata dell’attesa di quel figlio tanto amato e mai tornato, rendendo viva e tangibile una delle pagine più terribili del nostro passato.

Sofia ha infine immaginato proprio le ultime parole di quel soldato, il milite ignoto appunto, scelto fra undici salme composte ed esposte nella nostra basilica di Aquileia da Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, emblema di tutte quelle mamme che non hanno mai riavuto le spoglie dei loro amati figli:

“Madre, le mie promesse sono andate perdute, non sono riuscito a raggiungere quei sogni, quegli obiettivi tanto desiderati. Ora, però, sono qui, davanti a questa folla, davanti a madri, figli, padri, mogli, sopravvissuti, per rappresentare le terribili conclusioni della guerra: sono diventato la figura di tutti quei coraggiosi soldati che partiti per combattere e dare la propria vita sono tornati in patria senza un nome o un volto.

Io ti sono grato per tutto il tuo amore e la tua dolcezza, per i sacrifici e le rinunce che hai dovuto sopportare, ma che mi hanno permesso di diventare l’uomo che ero. Sappi che tu eri, sei e sarai l’unica donna della mia vita, quella che mi ha cresciuto e mi ha aiutato a spiccare il volo. Ti imploro, però, con il cuore in mano, di poter essere, per tutte quelle madri che hanno subito la tua stessa perdita, il figlio che tanto hanno cercato disperatamente invano, confidando, proprio come te, di riabbracciarlo un giorno.

Tuo figlio, e loro, per sempre.”