Al Bertoni Scienza è…diventare ricercatori

Il corso di laurea in “Biotecnologie” dell’Università degli studi di Udine, sotto la supervisione della prof.ssa Benetti e del tecnico del laboratorio didattico dott. Piscopo, ha offerto agli studenti del triennio delle scuole secondarie di II grado la possibilità di svolgere un’attività propedeutica all’orientamento universitario simulando lo svolgimento di una pratica di laboratorio particolarmente diffusa in ambito medico, forense e non solo.

Individuo il colpevole nella scena immaginaria di un crimine: per un giorno CSI: questo il titolo del laboratorio didattico che ha permesso ai presenti di cimentarsi nel ruolo di un vero e proprio detective alle prese con un delitto, in cerca del colpevole.
Grazie all’impiego di una tecnica di manipolazione del DNA, gli studenti hanno “toccato con mano” e osservato l’impronta pratica e applicativa di un ambito di studi particolarmente vivo e attuale. Le conoscenze teoriche quindi, hanno trovato applicazione in una tecnica di biologia molecolare di grande impatto e suggestione, che ha permesso di mostrare nella pratica come le conoscenze maturate e gli studi effettuati sul DNA trovino riscontro nella realtà di laboratorio.

Il laboratorio in questione si è basato sul “DNA Fingerprinting” e ha cercato di analizzare e individuare in un’ipotetica scena del crimine, il DNA di un criminale. Attraverso la tecnica del “Fingerprinting” infatti, possiamo esaminare delle vere e proprie impronte digitali contenute nel DNA e responsabili della variabilità genetica presente da individuo a individuo, in tutte quelle tracce che lasciamo, anche inconsciamente, ma che racchiudono le nostre informazioni genetiche.

La nostra alunna Eleonora Altan, di V liceo classico, è stata tra i fortunati coinvolti in questa interessante esperienza. Eleonora così racconta la sua giornata di ricercatrice-investigatrice:

“Dopo una breve spiegazione sul DNA e la tecnica che avremmo utilizzato, ci mettiamo il camice e i guanti e la nostra ricerca del colpevole inizia “pipettando” il DNA dei nostri sospettati, unito poi e centrifugato, assieme a un mix di enzimi, che, portati ad una certa temperatura (37°C), hanno la capacità di “digerire”, cioè tagliare frammentariamente il nostro materiale genetico. Successivamente alla preparazione dell’agarosio unito al buffer, necessario a creare una base solida a temperatura ambiente, abbiamo recuperato i campioni dal bagno termostatato, centrifugato nuovamente il tutto e aggiunto del colorante in ciascun campione prima di adagiare le miscele di reazione all’interno di alloggiamenti appositamente creati nella base formata poco prima. Per concludere abbiamo quindi illuminato con dei raggi UV il gel di agarosio coi campioni esaminati allo scopo di rintracciare il DNA che combaciasse perfettamente con quello ritrovato sulla scena del crimine.

Ho trovato questo laboratorio veramente molto interessante, perché dallo studio spesso non ci si rende conto della realtà degli argomenti di studio. Mai avrei potuto pensare infatti che bastassero quantità così piccole, anzi microscopiche, per poter tracciare tutte le informazioni genetiche di un individuo: chissà quanti oggetti abbiamo toccato che ora contengono il nostro DNA!”