Anche Papa Francesco, in un suo intervento commemorativo per le tante vittime innocenti della storia, delle quali spesso si tace, ha ricordato il celeberrimo verso virgiliano sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt (Eneide, I, 462), liberamente ma magnificamente tradotto da Augusto Rostagni “la storia è lacrime, e l’umano soffrire commuove la mente”.
La poesia di Virgilio, di cui oggi ricorre il giorno natale, è interamente percorsa dal sentimento della empatheia, lo stare dentro i sentimenti e le sofferenze degli altri, prestando attenzione alle più umili creature tanto quanto ai più noti eroi del mito e della storia. Che si tratti del dolore di un umile pastore, a cui la violenza dominatrice dei potenti ha strappato le terre, o della fatica di un bue e di un cavallo stremati dal duro lavoro nei campi, o ancora del lacerante addio di Enea dalla sua patria distrutta e incendiata dal nemico, la voce del poeta latino è sempre rivolta a chi patisce: Virgilio sa che il suo canto consolatorio non potrà liberare chi soffre dal male, non potrà annullare le tragedie umane, però ugualmente crede nel valore della fraternità più vera e intima, che giunge sino al punto di farsi carico del dolore altrui, del condividerlo nel cuore.
Nell’empatia virgiliana non c’è però solo la compassione misericordiosa: vi è anche la fede nella potenza rigenerante e salvifica della fratellanza universale, da dove discende l’attesa, cantata da Virgilio, di un bambino, il puer della IV ecloga, che purificherà il mondo dal male, o la speranza messianica nella nascita di un nuovo impero che porterà pace sulla Terra, avrà tenerezza verso i deboli e scaccerà i superbi. Questo impero, non a caso, secondo Virgilio avrà origine dai discendenti di Enea profugo dalla sua terra perduta, Enea che conosce bene l’umiliazione e la sofferenza degli sconfitti della storia perché egli stesso appartiene a questa umanità ferita e smarrita, in cerca di salvezza.
Si quid mea carmina possunt (Eneide, IX, 446), “se la mia poesia serve a qualcosa” ci dice Virgilio: che i suoi versi ci insegnino almeno a farci toccare più spesso la mente e il cuore da quanto accade attorno a noi.
Buona giornata virgiliana.
Prof. Gabriele Ragogna